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Cattedrale di Modena, Torre della Ghirlandina e Piazza Grande Patrimonio dell'Umanità dal 1997

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Relatio de innovatione ecclesiae Sancti Geminiani…

Il manoscritto O.II.11 dal titolo Historia Fundationis Cathedralis Mutinensis. Relatio de Innovatione Ecclesie Sancti Geminiani ac de Translatione Eius Beatissimi Corporis, meglio noto come Relatio, è uno dei più importanti codici conservati nell’Archivio del Capitolo del Duomo di Modena. Oltre a riportare numerosi privilegi concessi alla “casa” di San Geminiano, copie di atti notarili e contratti, narra nelle prime carte l’inizio della costruzione della cattedrale romanica e le vicende del trasferimento del corpo del santo patrono modenese dalla vecchia alla nuova Cattedrale e della consacrazione dell’altare a lui dedicato, avvenuti nel 1106.

L’autore del testo è verosimilmente da identificare con il canonico Aimone, lo stesso personaggio che compose e firmò i versi incisi nell’epigrafe commemorativa visibile all’esterno dell’abside maggiore del  duomo. La Relatio è dunque di poco successiva agli eventi che narra, ma questo codice ce ne propone una copia più tarda, che viene generalmente datata all’inizio del Duecento. 

Nel racconto si narra di come il clero e i cittadini modenesi presero la decisione di ricostruire la chiesa del santo danneggiata e pericolante, e per questo si misero alla ricerca di un architetto che fosse all’altezza di realizzare una tale opera, poi individuato nella persona di Lanfranco, mirabilis artifex. I lavori presero avvio nel 1099 e proseguirono alacremente, anche grazie al provvidenziale ritrovamento di marmi antichi, utili alla costruzione dell’edificio. Alcuni episodi di questa prima parte della narrazione sono raffigurati nelle miniature che ritraggono Lanfranco, vestito con eleganza e con una verga in mano, mentre dirige operai e artefici intenti allo scavo delle fondamenta e all’innalzamento di una parete muraria.

Nel 1106, su proposta dell’architetto e dopo un vivo dibattito tra le varie componenti della comunità locale, si stabilì di trasferire le reliquie del patrono nella nuova cattedrale, probabilmente per consentire il procedere dei lavori, giunti ormai al punto in cui si rendeva necessario abbatterela Cattedraleprecedente. Nel corso della solenne cerimonia che accompagnò la traslazione, sorsero nuove controversie tra le autorità ecclesiastiche, decise ad aprire il sepolcro del santo, e i cittadini che vi si opponevano tenacemente, temendone la profanazione. Arbitro della questione in tale circostanza fu Matilde di Canossa, che propose di attendere l’arrivo di Pasquale II. Questo momento sembrerebbe rappresentato nella miniatura che ritrae la contessa, al centro degli opposti schieramenti, un’immagine in cui gli umori dei personaggi sembrano riflettersi nella gestualità e nelle espressioni dei volti. In seguito alla mediazione di Matilde, la ricognizione delle reliquie e la consacrazione dell’altare di san Geminiano, protette da uno schieramento di cittadini e di cavalieri in armi, furono effettuate alla presenza del pontefice e delle autorità politiche e religiose nell’ottobre 1106. Matilde e il vescovo di Modena, Dodone, recano preziosi doni, come raffigura una delle miniature.

La Relatio e le miniature che l’accompagnano costituiscono, sotto molteplici punti di vista, una fonte storica rara e preziosa. Racconto e figurazione riflettono un’immagine della società modenese alle soglie della nascita ufficiale del Comune e illustrano il significato civile, politico e religioso che il culto del patrono San Geminiano assunse in questa specifica congiuntura storica.

Testo e immagini offrono informazioni essenziali anche sull’organizzazione del cantiere diretto da Lanfranco che emerge come uno dei protagonisti del racconto.