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Cattedrale di Modena, Torre della Ghirlandina e Piazza Grande Patrimonio dell'Umanità dal 1997

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L'architetto Lanfranco

La fama dello scultore Wiligelmo soverchia di gran lunga quella dell’architetto Lanfranco, personaggio il cui ruolo risulta tuttavia più largamente testimoniato dalle fonti. Un’epigrafe  sull’abside del Duomo, menziona l’architetto come “famoso per ingegno, preparato e competente direttore dei lavori, reggitore e maestro”.

Inoltre, egli è citato e addirittura effigiato nella nota narrazione della prima fase della costruzione del Duomo, la Relatio translationis corporis Sanctis Geminiani: ciò dimostra che i contemporanei, attraverso gli autori di questo manoscritto, sembrano privilegiare il multiforme intervento dell’architetto, la sua capacità di affrontare non solo l’ideazione dell’opera, ma altresì la direzione e l’organizzazione dei lavori. La ricerca di un progettista per una ricostruzione così impegnativa come quella del Duomo è presentata infatti come il passo preliminare più importante.

Come si sia arrivati a identificarlo non viene detto, ma è significativo l’indizio dell’importanza attribuita al progetto, e insieme quello di una rapida elaborazione, si direbbe nell’arco di pochi mesi, in vista dello scavo delle fondamenta iniziato il 23 maggio del 1099. Prima di quella data Lanfranco doveva aver presentato un modello e presentato un programma dei lavori.

Il prestigio dell’architetto emerge anche dalle miniature della Relatio che illustrano la direzione dei lavori e la traslazione delle reliquie di San Geminiano, alla quale Lanfranco partecipa: con la posa delle fondamenta e l’apparecchiatura dei muri.

Infine, la sua chiamata improvvisa e l'identificazione presentata come provvidenziale, hanno ispirato l’idea plausibile che venisse da fuori Modena.

I requisiti della struttura, anche considerati idealmente scissi dall'apparato scultoreo, sono di una tale complessità da dare alla figura di Lanfranco uno spazio anche più cospicuo di quello che la storia artistica gli abbia finora concesso. Le componenti culturali dell’architetto si rivelano: nella rinuncia alle volte o meglio nella scelta consapevole di adoperare una copertura a tetto su archi trasversi, impostata su un sistema alternato; nella scansione delle navatelle con porzioni di pareti, traforate di bifore; nell'utilizzo del  modulo geometrico vitruviano.